Resina e cocci colorati

Non pensate che sia una sorta di panettone sullo scaffale fin da settembre, è vero che manca un mese a Natale ma per noi volerà, tra prove, preparativi ed organizzazione, in un turbinio di emozioni e fatiche insospettabili che ci proietteranno sulla scena di almeno 6 concerti da qui al 23 dicembre.
Dieci anni di attività in così poco tempo…sembra un ossimoro ma è la realtà e così questo sarà il concerto dei ricordi, dieci Musiche memoria di quello che siamo e perché. Ora sono i giovani con alla testa Paola, Rebecca, Marika, Annavittoria, Marco, Samuele, Nic che ci rappresentano e sono tutti con età media ventitreanni ma esperienza decennale. Ora tocca a loro portare avanti se crederanno valga la pena, trovando le giuste motivazioni, la giusta spinta… io comincio ad accusare l’età e sento che da qui a poco potrei solo essere un peso per questa fantastica fucina di artisti e belle persone. Ho dedicato loro questa canzone che certamente sentirete ancora quando meno ve lo aspetterete, perché è un caro ricordo di un Natale che non c’è più, un Natale fatto di poche cose ma tante certezze. Un Natale che le palle dell’albero non rimbalzavano, se cadevano dalle mie mani maldestre di bambino ma si disintegravano in un fragore di vetro soffiato e di urla materne e l’albero era profumato di pino e riempiva la stanza di odore di resina ed il pavimento di aghi misti a cocci colorati. Ho il ricordo di natali che ora definiremo “poveri” solo per il confronto con la moderna opulenza ed inutilità di doni stupidi e prevedibili, dove la sorpresa del regalo era davvero reale perché prima, Gesù Bambino (non babbo natale) (losca invenzione della coca cola) chiedeva a papà e mamme se avessero pagato tutte le bollette e se c’era ancora spazio per i sogni… così ricordo le azioni militari con mio fratello che rompevano il coprifuoco del 24 ed in totale spregio dell’ordinanza scivolavamo dalle coperte e ci recavamo sotto l’albero palpitanti di emozione. Ricordo i pacchi di mutande e calzini della Gesù-nonna che venivano benedetti da mia madre e maledetti da me che li avrei voluti trenino o aereo e le mani marrone di cioccolata mentre scartavano l’ennesimo pupazzetto appeso all’albero…
Questo vorrei raccontarvi la sera del concerto di Natale ma non potrò usare le parole ed allora userò la Musica nascondendomi tra i musicisti con la mia chitarra mentre tutto attorno profumerà di resina e cocci di vetro colorato…

Dedicato a tutti i fantastici membri della nostra Orkestra.

Andrea

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