Un paesino sperduto sui monti

In un paesino sperduto sui monti del Cadore, fu chiamata ad insegnare musica una violinista bulgara…già, bulgara…una mattina mi chiese di accompagnarla perché doveva farmi vedere cosa facesse in quel villaggio di poco più di duecento anime e così partimmo di primo mattino per giungere in orario al suono della prima campanella. Era una Scuola Elementare, l’attuale Primaria, con un attivo di tre insegnanti, per cinque classi per…tredici bambini!!! In quella Scuola così piccina l’atmosfera era cordiale e l’ambiente sereno mentre fuori la neve, era ormai marzo, cominciava a scemare sciolgliendosi in mille rivoli che scendevano a valle approfittando della strada. Le lezioni si tenevano in una classe unica così che primasecondaterzaquartaequinta studiavano assieme ed erano scritte proprio in quel modo nella targa sulla porta che si distingueva da quella dell’aula di attività alternative perché era inciso a caratteri leggibili maiuscoli “AULA DI ATTIVITÀ ALTERNATIVE – CLASSE PRIMASECONDATERZAQUARTAEQUINTA”

Erano tutti bambini svegli ed educati e parecchio interessati agli strumenti ed alla lezione di Emilia che nel suo perfetto italiano avventato bulgaro, rapiva il loro interesse come il più smaliziato degli anckor-man impartendo tempi e modi della Musica e del Canto. Da lì a proporre un concerto finale dove mostrare i risultati del lavoro svolto con i bambini, fu un tutt’ uno!

Fine Maggio!

L’orchestra era allora alle prime armi e contava una ventina di elementi che però con le famiglie al seguito arrivava a più di cinquanta persone tra musicisti e parenti e questa comitiva arrivò una domenica di maggio con auto e furgone, in quel cocuzzolo dove l’uomo ebbe l’ardire di porre un paese, un Municipio, una Scuola ed una Chiesetta. Fummo accolti come dei divi ed i bambini della classe PSTQEQ, erano entusiasti ed impauriti per la piega che stava prendendo la faccenda: cavolo…si faceva sul serio!!! Due ore di preparativi all’interno della bellissima pieve, piccola ed accogliente dove si percepiva la possibilità di meditare in pace, e poi un piccolo giro per il villaggio, pratica che sbrigammo, pur guardando ogni angolo ed anfratto del luogo, in quindici minuti. Però il paese era deserto…muto…non c’era anima viva e cominciammo a preoccuparci per i bambini delle classi PSTQEQ che non ci fosse pubblico ad onorare il loro lavoro…con questo triste pensiero, che ci coglie ogni qualvolta ci accingiamo a salire su un palco per un concerto, cominciammo a raggiungere ordinatamente la chiesetta mentre una campana illuminava di suoni quel pomeriggio…aprimmo il portale principale per accedere e recarci sull’altare che era l’improvvisata scena dell’avvenimento e ci rendemmo conto con gioia che il “paese fantasma” era tutto lì per stringersi attorno ai suoi bambini e ci applaudivano come fossimo non un’orchestra ma…un dono! Inutile raccontarvi dei brividi per l’emozione e del bellissimo spettacolo che ne seguì, vi basti sapere che lo considero, ad oggi, il più bel concerto che “gli Orkestrani” abbiamo mai eseguito perché per noi, lo sapete, non è mai importante suonare bene, ma è naturale suonare BELLO!

…davanti ad un paese intero poi…

ad Adelina

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