Sonár diaèto…

Il dialetto non sarà mai più lo stesso…

…ieri sera se ga verto ‘na strada bianca in meso a l’erba alta dee piove de primavera dove core un canal co le rive piene de canee e bruscandoi che te assa e man nere co te i tol su…mi parlo un fja tondo perché vegno destra Piave da Treviso e credevo che a sinistra fosse tutto pì greso e el diaèto duro manco fine…eegante…

…ma ieri sera abbiamo incontrato Fabio Franzin, un signore poetico che ha il dono della poesia, della lingua e dell’uso della voce coordinati da una innata sensibilità ed attenzione a tutto ciò che lo circonda. La sua produzione dialettale ci ha avvinto ed affascinato coinvolgendo anche Emilia, rapita dai suoni che Fabio produceva con sapienza ed intonazione degni di una spalla d’orchestra.

Le sue poesie accompagnate da alcuni arrangiamenti di opere del maestro Roberto Brisotto parevano idealmente fuse in un ritratto Veneto di altri tempi…il vero Veneto fatto di passioni e di gente onesta, sanguigna un po’ distante da quella deriva ignorante che sembra voler prendere piede anche qui spinta da media sempre più attenti a servirne il pericoloso progetto. Una serata così fa capire che stare in casa davanti ad un inutile rettangolo ipnotico, è insulso oppure se lo fai sapendo che fuori in un paesetto chiamato  Fossalta Maggiore si può vivere un’esperienza unica, beh…dialettalmente “te si mona!”

Ma, te si mona! Tornè fora, parlève de novo, fè barufa, ciapève a sberle, voève ben, ciavè!…ma no stè pì star davanti na finestra nera piena de merda incoconai sul divano come i veci rincojonii! Andè fora che magari trovè zente che no vedè da ani e i stà vinti metri da casa tua e te pol tocarli, strenzarli e dirghe: “‘ndemo farse n’ombra!” …come secoli fa…all’ombra del “Paron” che scandiva i tempi di una Serenissima aperta al mondo che alcuni rivendicano senza conoscerne la storia, la fatica e la dignità…ieri sera abbiamo ritrovato la nostra terra grazie all’idioma elegante di un poeta profondo, schivo per grazia che ci ha coinvolti…commossi e…abbracciati.

Grazie Maestro!

…anzi:”Grassie Paròn!”

gli Orkestrani

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