L’associazione musicale

Gli Orkestrani

con la straordinaria partecipazione del coro A.N.A. 

I Gravaioli

presentano

DONNE IN TRINCEA

La Grande Guerra vissuta dalle donne

spettacolo musicale

sulla Grande Guerra

e sulle grandi Donne

di qua e di là del Piave

Donne, Piave, favole, leggende ma soprattutto forza e vita. Sul palcoscenico si affiancano gli Orkestrani con la loro orchestra di cinquanta elementi, tra maestri, allievi e coro di voci bianche e il coro A.N.A. "I GRAVAIOLI”.

Due gruppi musicali molto differenti tra loro fondono la musica classica, cori di voci alpine e canti popolari del secolo scorso, alternando la presenza di destra e sinistra Piave in quelle sponde che durante la prima guerra mondiale hanno separato le nostre genti, di qua e di là del Piave. Canti di enorme dolcezza e di spensieratezza, per omaggiare tutte le donne in quanto tali e perché sono riuscite a mantenere viva la speranza e l’umanità.

Guerra e pace, angoscia e speranza, vecchi e bambini, destra e sinistra Piave in un turbinio di suggestioni.

"Vecchi e bambini, donne e uomini,
ma soprattutto donne e vita!
Un ricordo della guerra ma dolce,
come solo il ricordo di una donna può essere…"

Gli Orkestrani nasce nel 2007 come Associazione Musicale con lo scopo di diffondere la musica classica e moderna. Al suo interno è già attiva un'orchestra che conta circa 40 ragazzi/e, con età compresa tra i 5 e i 18 anni. I brani eseguiti per questo spettacolo sono arrangiati e diretti dal M° Emilia Ivanova.

L'orchestra si avvale per l’insegnamento e affiancamento di Maestri di elevata preparazione, quali la presidente M° Emilia Ivanova ed il direttore artistico M° Roberto Brisotto.

Dal 2010 diventa anche scuola di musica con sedi a Ponte di Piave, Ormelle e Motta di Livenza.

Dal 2012 parte la collaborazione con il conservatorio di Plovdiv in Bulgaria.

Dal 2013 è scuola convenzionata con il conservatorio “Steffani” di Castelfranco Veneto.

Il coro dei Gravaioli è stato fondato nel 1976 da un gruppo di appassionati all'Associazione Nazionale Alpini di Maserada. 

Il nome testimonia l'affetto dei cantori per la loro terra, interessata, in parte, da particolari siti naturali, creati dalle diramazioni del fiume Piave, denominati Grave. Amore e natura sono i temi su cui poggia il repertorio dei Gravaioli, oltre naturalmente ai canti degli Alpini, memoria di un passato di tragedia, ma, al tempo stesso, dell'orgoglio di appartenere ad un corpo che si è sempre distinto per grande abnegazione.

Dal 2005 il coro è diretto dal Maestro Alessandro Facchin.

Lo spettacolo, ideato e scritto da Gli Orkestrani, si svolge con l'alternanza di letture e musiche. La durata dell'intero spettacolo è di un ora. 

Brevi letture, tra una musica e l'altra, hanno lo scopo di accompagnare e far comprendere allo spettatore alcuni momenti vissuti durante il conflitto, attraverso testimonianze dell'epoca, favole del periodo, ricostruzioni di fantasia e poesie.

Durante lo spettacolo verranno proposti alcuni spezzoni del racconto per ragazzi "Tranquillino" del 1916 e verranno proiettate delle splendide illustrazioni tratte dal libro (qui a lato una delle 30 tavole).

Le canzoni sono state scelte tra quelle dell'epoca proprio per attingere alla cultura e alla memoria storica. Il repertorio del coro degli Alpini vuole sottolineare l'attaccamento al territorio e il senso di smarrimento provocato dalla guerra. Altri brani sottolineano il senso di spiritualità in cui si cercava conforto durante gli anni dell'invasione austro-tedesca.

Lo spettacolo procede con un continuo alternarsi di situazioni relative alla destra Piave, meno a contatto con la realtà della guerra, e situazioni relative alla sinistra Piave, zone invece duramente interessate dal conflitto in seguito alla disfatta di Caporetto, con la conseguente invasione dell’esercito nemico e l'assedio subìto dalla popolazione non emigrata.

Quando dalla narrazione viene raccontata la destra Piave seguono canti speranzosi, anche volutamente spensierati e frivoli, ricercati tra i brani dell’epoca originati nell’Italia del Nord Est; mentre quando diviene la sinistra Piave l'oggetto delle letture il clima si fa più cupo e triste e l'esibizione musicale viene affidata alle memorie dei cori a cappella degli alpini.

Durante lo svolgimento dello spettacolo ci sarà modo di affrontare argomenti di carattere sociale molto complessi, tra cui la violenza subita dalle donne rimaste nelle loro terre e invase dall’esercito nemico. Verrà resa nota la storia poco conosciuta dell’orfanotrofio di Portogruaro in cui venivano portati i figli frutto di quei mesi di invasione.

Il finale è lasciato ad una canzone simbolo del repertorio della prima guerra mondiale “Stelutis Alpinis” per l’occasione eseguita con accompagnamento orchestrale.

Scaletta

Introduzione

I Gravaioli 

A destra della Piave

Marieta monta in gondoa

Sinistra Piave

Era Sera

Donne in guerra

Sofia

Caporetto

Notturno in baita

Un vecchio su un sasso

La biondina in gondoeta

La leggenda del fiume

La Teresina

Poesia

Ave Maria

Orfanotrofio

L'inverno (A. Vivaldi) - II Movimento - Largo 

Finale

Stelutis Alpinis

Lo spettacolo può essere eseguito nella versione completa o ridotta. In ogni caso viene mantenuta intatta la struttura generale della scaletta e il filone narrativo, ma vengono sostituiti alcuni brani dipendentemente dal tipo di organico scelto.

Biografia:

  • Tranquillino dopo la guerra vuol creare il mondo… nuovo…, Album per ragazzi, 30 disegni di Golia su versi di V. E. Bravetta. - Edito da Treves nel 1916
  • La Madonnina blu - poesia di Renato Simoni, pubblicata per la prima volta dal giornale Arena il 7 luglio 1918
  • "1918, l'ultimo anno della grande guerra" di Steno Zanandrea - ed. Istrit
  • ”La Guerra delle Donne" di Quinto Antonelli, tratto dal "Archivio della scrittura popolare”
  • "Sincronia e diacronia nelle scritture femminili sulla seconda guerra mondiale" di E. Alessandrone Perona, in “Passato e presente”, n. 30, 1993
  • "Una guerra femminile? Ipotesi sul mutamento dell’ideologia e dell’immaginario occidentale tra il 1939 e il 1945", E. Galli della Loggia in "Donne e uomini nelle guerre mondiali" A. Bravo (a cura di), Laterza, Roma-Bari 1991
  • "La Grande Guerra: età della donna o trionfo della differenza sessuale?" di F. Thèbaud in "Storia delle donne. Il Novecento", Laterza, Roma-Bari 1996
  • Dal web: http://www.rsi.ch/speciali/la-grande-guerra/approfondimenti/
  • IL PIAVE e L'IDENTITA ITALIANA (web: http://www.grandeguerra.rai.it/articoli/ )
  • Dal web: http://www.sandonadomani.it/documenti/guerra1915/
  • Donna, poesia anonima primi ‘900
  • Mario Silvestri, Caporetto, una battaglia e un enigma, Milano, BUR, 2003

“Le donne della guerra ed i loro misteri. Le donne sole a combattere la fame, gli orrori e le violenze per l'innato desiderio di vivere e di creare la vita e di mantenere la vita e... salvare la vita...
Di qua e di là del Piave...
Donne di sponda...
Là c'è da bere e da mangiare...
Tra favole e filastrocche... stramboti da cortile e canti di Alpini.
Fantasmi di mostruosità incomprensibili, relitti accompagnati al mare dal Fiume Sacro che divide destini ed anime.
Ogni tanto le sue ghiaie rendono qualche ricordo, da anni, incessantemente, periodicamente, dopo ogni piena... Pezzi di uomini contro... Lavati dal sangue inutile...
Riemergeranno dal Fiume per una sera richiamati dai canti.
Ritorneranno al Fiume nel silenzio pesante dell'acqua della piena... E la paura... Con noi per un'altra sera.
Tranquillino, il Papa Sarto e... Un orfanotrofio... dove nascevano... stelle alpine…”

Per qualsiasi tipo di informazione o richiesta è possibile rivolgersi ai seguenti referenti:

email: info@orkestrani.it
Basso Simone - cell. 3939378969
Tessarollo Andrea - cell. 3495900455

È possibile richiedere l'invio di materiale illustrativo, via mail o cartaceo, vi invitiamo a contattarci.

 

 

 

Marieta monta in gondoa (di Belloni, Cherubini, Concita)

Co sto afar del si e del no
moleghe 'n ponto, moleghe 'n ponto,
co sto afar del si e del no
molèghe 'n ponto tutti do!
Marieta, monta in gondoa
che mi te porto al Lido.
Mi no, che no' me fido,
ti è massa un impostor.
Cossa te disi cocoa?
Perchè, se in quel boscheto...
...Ti m'ha scroca' un baseto
per pissegarme el cuor.
E tiche-tiche-ti, ti ghe disi "no"
ma mi so' che te bate el cuore,
tiche-tiche-tà, anca lu lo sa
che a Venessia l'amor se fa in gondoeta.
Digo no, no' ghe vegno, no!
Co sto afar del si e del no
moleghe 'n ponto, moleghe 'n ponto,
co sto afar del si e del no
molèghe 'n ponto tutti do!
Ma guarda che spetacolo,
la luna xè d'argento.
No far del sentimento
cossa te vol, mi so'!
Sora le tonde cupoe,
voan le colombele.
E zònteghe pur le stele
ma no me fido, no!
E tiche-tiche-ti, ti ghe disi "no"
ma mi so' che te bate el cuore,
tiche-tiche-tà, anca lu lo sa
che a Venessia l'amor se fa in gondoleta.
Digo no, no' ghe vegno, no!
Co sto afar del si e del no
moleghe 'n ponto, moleghe 'n ponto,
co sto afar del si e del no
molèghe 'n ponto tutti do!
Va ben, va ben finimola,
mi ciapo un'altra strada
Te fa una balossada,
no so se te convien.
Mi cercarò Felicita
per farte un bel dispeto.
Mi no che no permeto
perchè te voglio ben!
E tiche-tiche-ti, ti ghe disi "sì"
anca a mi, sì, me bate el cuore,
tiche-tiche-tà, che felicità,
a Venessia l'amor se fa in gondoeta.
In gondoeta,
in gondoeta te darò un basin!

Ave Maria (adattamento B. De Marzi)

Ave Maria
piena di grazia,
il signore è con te
tu sei benedetta
fra tutte le donne
e benedetto il frutto
del seno tuo Gesù.
Santa Maria,
madre di Dio
prega per noi peccatori
adesso e nell’ora
della nostra morte.
Amen.

La mia bela se ciama Sofia (popolare triestino)

La mia bela se ciama Sofia
note e giorno la speta al balcon
la ga el naso che par un'arpia,
grassa e grossa la par un balon.
Come se fa? Come se fa?
Co go visto Sofia, me go inamorà !
Come se fa? Come se fa?
Co go visto Sofia, me go inamorà !
La ga i denti che par una sega:
tuti negri, nesuno de bon.
E la boca che par 'na botega,
più de quele che vendi carbon.
Come se fa? Come se fa?
Co go visto Sofia, mi son incantà !
Come se fa? Come se fa?
Co go visto Sofia, mi son incantà !
La sua testa la par una zuca,
senza gnanche un cavel che sia bon
e la porta una zerta piruca,
che ga fato monsiè Lavagnon.
Come se fa? Come se fa?
Co go visto Sofia, me son inamorà !
Come se fa? Come se fa?
Co go visto Sofia, me son inamorà!

Notturno in baita (di M. Marelli)

Notte sulla montagna,
buio nella capanna,
occhi di neve bianca
veglia Mariù.
Mariù cerca stelle nascoste,
Mariù scopre lacrime fredde,
Mariù piange, non dorme più,
Mariù!
Notte sulla montagna,
buio nella capanna,
occhi di neve bianca
veglia Mariù. Più
non dorme più.
Mariù nome di stella,
Mariù fiocco di neve,
Mariù viso di paglia,
non dorme più, Mariù!
Più non dorme più.

Era Sera (pop. Trentino)

Era sera,
era sera di un giorno di festa,
la mia bella, mi stava accanto.
Mi diceva, mi diceva
io t'amo tanto
Si te lo giuro,
Si te lo giuro davanti ai tuoi piè
I tuoi occhi,
i tuoi occhi son neri son belli,
i tuoi capelli, sono di oro.
Per te vivo, per te vivo
e per te moro
Si te lo giuro,
Si te lo giuro davanti ai tuoi piè
Dammi un riccio,
dammi un riccio dei tuoi capelli,
che li serbo, per tua memoria.
Là sul campo,
là sul campo della vittoria
I tuoi capelli,
i tuoi capelli li voglio baciar.
Là sul campo,
là sul campo della vittoria
I tuoi capelli,
i tuoi capelli li bacerò!

La Teresina (di B. De Marzi)

La fa su 'na cagnara in leto
la Teresina, la Teresina;
no la vole né brodo né pan:
la Teresina ze inamorà.
( Ma verzi la finestra
ma verzi anca la porta
piutosto de 'na morta
le mejo un fantolin).(2 V.)
Vien so pare con l'ocio de vero,
la Teresina, la Teresina,
- Non te vojo sposà da un teron!-
La Teresina la fa impression.
( Ma verzi la finestra
ma verzi anca la porta
piutosto de 'na morta
le mejo un fantolin).(2 V.)
Ma de note ritorna Ciccillo
la Teresina, la Teresina,
che el gà tolto l'anello al mercà:
la Teresina si sposerà.
( Mi sposo un siciliano
che sta davanti al mare,
mi sposo chi me pare
perchè sò inamorà).(2 V.)

Stelutis Alpinis (di Arturo Zardini)

Se tu vens cà sù ta' cretis,
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis:
dal miò sanc 'l è stât bagnât.
Par segnâl une crosute
jé scolpide lì tal cret:
fra chês stelis nàs l'arbute,
sot di lôr jo duâr cuièt.
Ciol sù, ciol une stelute:
je 'a ricuarde il néstri ben,
tu 'i darâs 'ne bussadute,
e po' plàtile tal sen.
Quant che a cjase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt atòr ti svole:
jo e la stele sin cun te.

La canzone dei gravaioli (di T. Romeo)

Mormora il vento tra le verdi foglie
l’onda s’infrange sopra i passi bianchi
tornano a sera
i gravaioli stanchi
ma stanno il coro e cantono così:
Semo nati in riva al Piave e dormemo su le grave
al chiarore de le stele e sognemo cose bele,
tuto el giorno a taiar venchi l’è ‘na vita de tormenti
ma me basta do biceri e passa tutti i dispiaceri.
El gravaiol, el gravaiol.
Adesso il Piave l’hanno maltrattato
pare che sia passata un’altra guerra
e non si sente più cantar la sera
i gravaioli che tornan dal lavor.
Dentro el Piave el dì de festa
pare tutto na foresta
na foresta de bagnanti
che non va a pregar i santi.
Resta solo la memoria
de sta zente denza storia
che provava un gran piasere
a far sempre el so mestiere
El gravaiol. El gravaiol!