Avventura in Bulgaria: concerto a Burgas

Dieci minuti al concerto. Siamo a milleseicento chilometri da casa.Sam, l’aiutante che tutti vorrebbero avere, mi avvicina preoccupato chiedendomi se avevo due bacchette in più per la batteria perché le nostre, quelle di Nik, mancano all’appello. Ovviamente non ce le avevo. Eravamo senza bacchette. 

Allora abbiamo rotto le scatole ad un simpatico signore bulgaro, abbiamo smontato due grucce in legno e con l’aiuto di Christian e il suo coltellino svizzero le abbiamo rese almeno accettabili.


Il resto della magia lo ha fatto Nik, che con due bastoncini di legno non ha fatto sentire la mancanza delle bacchette vere e proprie.


Gruppo significa collaborare e adattarsi. E da questo punto di vista, lasciatemelo dire, siamo stati un grande gruppo! 


Due ore di concerto in uno dei parchi più vasti di tutto l’est Europa, lungo come tutta la città di Burgas, la quarta per importanza della Bulgaria. Al suo interno svariati palchi, arene e luoghi dedicati alle esibizioni.

Il nostro concerto è volato via in due ore. Ci abbiamo messo dentro un po’ di tutto.

Dal Cantabile che ci aveva emozionato ieri, all’andante e rondò di Doppler in cui il nostro ensemble ristretto accompagna, ormai degnamente, i Maestri Giovanni e Charina.

C’è stato il momento anche per il pezzo forte di Francesco:


Siamo passati dalle eleganti armonie di Bozza, alle orecchiabili melodie di alcune famose colonne sonore. Qui abbiamo colto l’occasione per dedicare Tennessee ad un papà speciale. 

Abbiamo spaziato dai brani ballabili e strappa applausi, come Kalinka e Zorba, ai brani tradizionali bulgari.

In segno di ringraziamento per l’ospitalità abbiamo anche cantato in lingua bulgara, con il nostro coro di voci bianche rinforzato da Barbara, Loredana, Raffaella e Sabrina. Belli i bambini, belle anche le mamme, ma soprattutto bravi!! 

E proprio quando meno me lo aspettavo ecco arrivare una sorpresa… Un brano che abbiamo eseguito decine di volte, nei teatri, nelle piazze… Ma che qui ha assunto un sapore nuovo. I bambini la cantavano e io provavo a suonare, ma mi sono sentito come rapito. A milleseicento chilometri da Venezia, trovarmi su un palco di una città dalla lingua secca, circondato dagli amici di questa nostra pazza avventura, mi sono bloccato. È toccato a me commuovermi all’ascolto de “la biondina in gondoeta”. Come se Venezia mi mancasse da una vita. Come se fosse diventato improvvisamente importante far sapere a tutti quelli che ci stavano ascoltando, chi siamo, da dove arriviamo. Mi sono commosso. Istanti. Di emozione vera che affiora grazie alla musica. Succede, fortuna che Loris ha tenuto il segno per tutti e due al nostro leggio.

Subito dopo c’è stato il momento di riscatto, sul finale de “La Teresina”, ve lo lascio vedere:

Cos’altro dire… il concerto è proseguito interrotto solo dalla fontana del parco che si è permessa di suonare un, neanche farlo apposta, rondò veneziano… 

Un Libertango appassionato del fenomenale Federico Zugno, non ha lasciato spazio a dubbi: il concerto è stato una bomba, per quantità e qualità. Pubblico ammaliato. 

Per congedarci, abbiamo deciso di finire con una serie di brani de “le orme” in cui il nostro Andrea ha duettato con Pepa, l’organizzatrice del festival, sul finire di “Amico di ieri”.

Dopo il concerto c’è stato un bellissimo momento per i ringraziamenti e, anche qui, è stato difficile trattenere l’emozione. Perché tutto l’entusiasmo di questi giorni sembrava essersi concentrato in quei momenti di riconoscimento reciproco in cui ci siamo intimamente scambiati applausi e abbracci. Almeno io sono andato di abbracci e ancora ho voglia di darne perché non mi capita spesso di vivere avventure con gente così speciale.

In finale di serata anche mio figlio Leo si è ricavato un momento… interessante; quando la sua compagna di leggio lo ha omaggiato per il suo recente compleanno e per sugellare una nuova amicizia. Grazie Vyara, con tutto il cuore. 


Ah, non mi ricordo se lo avevo già detto ma io e Sam dal prossimo anno passiamo al violoncello… 😬😬😬

Posted in O.W.O.L..

Ho la testa tra le nuvole quel tanto che basta per bucarle e vederci dietro un po' di sole anche nelle giornate più grigie.

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